Stress, una parola tanto temuta quanto diffusa. Quanti di noi la usano o ci pensano quotidianamente? Quanti di noi si sentono impotenti o deboli di fronte allo stress quotidiano?
Lo stress è negativo?
Il termine stress non ha necessariamente un’accezione negativa anche se normalmente viene usato in questo modo.
La prima volta che questa parola viene utilizzata in campo medico è nel 1975 grazie a Hans Selye, un medico austriaco, che definisce la “Sindrome Generale di Adattamento” come quella risposta che l’organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di svariati tipi di stressor, quali stimoli fisici, mentali, sociali o ambientali. In questo modo si definisce lo stress come una condizione inevitabile e necessaria alla sopravvivenza, uno stato fisiologico che non può e non deve essere evitato.
In psicologia, si è soliti distinguere in eustress, lo stress buono, e distress, lo stress cattivo. L’eustress è quello che ci aiuta ad affrontare e superare le varie sfide che la vita ci propone, come ad esempio maggiori responsabilità in un qualche ambito che una volta assolte ci faranno sentire più soddisfatti. Il distress è quello che ci provoca maggiori difficoltà, come conflitti emotivi, ansie, disturbi fisici, che ci coinvolgono al punto tale che è difficile prenderne le distanze in un breve lasso di tempo.
Ecco allora che lo lo stress, da neutro, diventa soggettivo in base al significato che gli attribuiamo, al modo in cui lo affrontiamo e alle risposte psicologiche e emotive che ne conseguono.
Come reagisce il nostro organismo?
Abbiamo delle risposte fisiologiche fondamentali ai fini della sopravvivenza che ci hanno accompagnato durante tutta la nostra evoluzione. In caso di pericolo si attiva l’amigdala, una parte del cervello che gestisce le emozioni ed in particolar modo la paura. L’amigdala invia impulsi all’ipotalamo per l’attivazione del sistema nervoso simpatico e stimola il rilascio di alcuni ormoni come adrenalina, noradrenalina e dopamina.
In pratica ogni volta che c’è un pericolo, o qualcosa di percepito come tale, si attiva l’amigdala che ci mette di fronte a 2 possibili reazioni: immobilità e sussulto. Il sussulto poi si dividerà nelle due condizioni di lotta e fuga, reazioni molto più conosciute dell’immobilità.
Come si comporta il respiro in tutto questo? Se reagiamo con immobilità è molto probabile che una delle prime reazioni sia bloccare il respiro e andare in apnea, anche se solo per poco tempo. In caso di sussulto il respiro inizia ad aumentare e avvengono tutte le reazioni necessarie per essere pronti ad uno sforzo importante.
Il respiro è un ottimo indicatore del nostro “stato di stress” e il fatto che la velocità di respiro sia costantemente in aumento dovrebbe far riflettere. Gli stessi libri di fisiologia aggiornano il dato passando da 12-14 atti respiratori al minuto negli anni ‘50 fino ad arrivare a 18 nei testi più recenti, considerando oggi normale ciò che solo pochi decenni fa era un sintomo da valutare.
La nostra condizione è che, per quanto possiamo essere più sicuri di una volta di non incontrare pericoli mortali, siamo esposti a eventi stressanti che, anche se più lievi, si presentano quotidianamente e ripetutamente e attivano quello che viene definito il circuito dello stress. Un problema aggiuntivo è che la nostra condizione è generalmente debilitata dal nostro stile di vita e a volte non siamo nemmeno in grado di immaginarci al pieno delle nostre forze.
Cosa fare?
In situazioni gravi o patologiche è necessario rivolgersi a terapeuti che siano in grado di gestire la delicata situazione. Detto ciò esistono dei modi e delle abitudini quotidiane che possono aiutare a rafforzare la tua condizione psicofisica e regolare in maniera ottimale il grado di attivazione generale del sistema nervoso.
Il movimento è uno di questi. Fare esercizio fisico e tornare ad uno stile di vita più attivo è fondamentale per il buon funzionamento del nostro corpo. E’ ad esempio provato che correre, anche poco ma con costanza, nel giro di poco tempo porta ad una maggior attivazione del sistema parasimpatico e quindi ad una condizione di maggior tranquillità quotidiana.